lunedì 10 marzo 2014

I fiori del mare

Il racconto che leggerete tra poco accompagna il premio che ho uncinettato in occasione del concorso creativo "I fiori del mare e la magia dell'acqua: fai scorrere la tua creatività!", che si è svolto a dicembre sulla pagina Facebook ArJànas.
Il nome che ho scelto per la sciarpa è "I fiori del mare" proprio perché per crearla mi sono ispirata al mare della Sardegna e alle acque della mia meravigliosa terra. È stata realizzata a mano all'uncinetto in morbida lana merino 100%, impreziosita da una piccola donna danzante "ArJànas" e da una campanella dorata.
Giveaway della sciarpa "I Fiori del mare" Laboratorio ArJànas

Ora vi lascio al racconto, spero possa emozionarvi!

"In una strana serata di fine autunno, il blu del cielo che si lasciava intravedere appena tra i lembi dischiusi di una lacera coltre di nubi, il vento incessante che sospingeva ogni cosa in direzione del suo destino, una ragazza vagava in lungo e in largo per la spiaggia deserta. Pareva cercare qualcosa tra la sabbia e le onde spumose; lo sguardo cristallino vagava senza posa, tanta era la meraviglia che provava ogni volta che si trovava dinanzi al mare.
Quel giorno la sabbia era particolarmente umida e fredda, anche nei punti della spiaggia più lontani dall'acqua; la ragazza la percepiva insinuarsi tra le dita dei piedi che attentamente carpivano i segreti racchiusi all'interno di ogni suo granello.
Brigida voleva sentirla, la sabbia, anche se al momento di indossare di nuovo le scarpe, di ritorno a casa, probabilmente non sarebbe riuscita a scacciarla dai piedi. Soprattutto per quest'ultimo motivo amava camminare scalza anche in inverno, perché – pensava – così facendo avrebbe conservato un po' di mare dentro le scarpe e gli avrebbe dato modo di guidare i suoi passi. Sentire la sabbia le permetteva di non andare troppo lontano senza pensare ai bellissimi momenti vissuti insieme; grattando contro le piante dei suoi piedi l'essenza dell'acqua reclamava tutte quelle attenzioni che le spettavano di diritto.
– Preferisco avere la sabbia dentro le scarpe, invece che futili pensieri per la testa, – sostenne con aria solenne una volta, quando la proprietaria della bottega presso cui era solita servirsi sua madre le fece notare che ne stava spargendo una gran quantità sui pavimenti altrui. La donna rimase sbigottita: non immaginava che una risposta tanto pungente potesse arrivare dalla bocca di una ragazza a malapena dodicenne.
Gli anni trascorsero e il suo temperamento non mutò eccessivamente; solo di tanto in tanto, quando le capitava di sentirsi malinconica, triste o arrabbiata, invece di scagliare le sue emozioni come un'onda addosso a chi la provocava, Brigida si avvolgeva in un velo che la proteggeva, permettendo al suo mondo interiore di sanare le ferite inflitte da persone e fatti che appartenevano all'altro mondo, quello che si estendeva intorno a lei. Allora arrivava al mare, aspirava profondamente il respiro delle onde e ne ascoltava la voce, e in questi pochi preziosi gesti trovava tutto il conforto di cui aveva bisogno.
Brigida, intanto, aveva trovato ciò che cercava: un cantuccio che poteva offrirle riparo dal vento di maestrale, scavato negli alti banchi di posidonia che la forza delle maree aveva condotto a riva. Euforica, si arrampicò sulla parete in cui si trovava questo nido speciale, e vi si rintanò alla svelta, traendo a sé le ginocchia in un gridolino di piacere per la sensazione di calore offerta da quel rifugio improvvisato. Sembrava fatto apposta per ospitarla: era come se qualcuno, senza farsi accorgere, avesse misurato il suo corpo per offrirle con cura questo dono inaspettato.
Un forte odore salmastro emanava dagli strati di foglie che la circondavano; eppure, a differenza di tante persone che disprezzavano tale pianta marina, come se la sua presenza sulla spiaggia denotasse sporcizia, Brigida sapeva bene che in realtà tra le sue foglie veniva custodita la vita. Quando qualcuno dimostrava avversione nei confronti della posidonia adagiata sulla battigia sentiva montare la rabbia dentro di sé. Certe volte le sembrava di avere qualcosa che non andasse, come se i sensi le giocassero degli scherzi.
– Com'è possibile che ciò che per alcuni puzza, per me abbia un odore tanto caro e familiare? – si poneva spesso domande simili, ma non riusciva proprio a trovare una risposta, tanto le sembravano assurde certe questioni.
Mentre rifletteva sul quesito con un'espressione grave dipinta sul volto, uno spruzzo d'acqua salata arrivò a distoglierla dai suoi pensieri, come una risposta saggia e schietta. La ragazza sorrise, godendosi quella sensazione di inattesa freschezza, di leggerezza.
Sentì, in lontananza, uno scampanellio. Lieve ma deciso, pareva venire nella sua direzione.
– Cosa sarà questo suono? – domandò in un sussurro, la curiosità che le accendeva gli occhi grandi e limpidi, e le guance. Abbassò dolcemente le palpebre, provando a immaginare cosa potesse essere quel suono misterioso; la sua fantasia si librò alta nel cielo screziato di ricordi e di vita.
Chiuse gli occhi per assaporare più a fondo quel momento e in un attimo si sentì trasportare altrove, lontano, lontano; al contempo, inspiegabilmente, il suono del campanello si fece sempre più vicino. Mentre Brigida si allontanava, vagando in una dimensione simile al sogno, ma ben più dolce e definita, provava la sensazione sempre più netta di avvicinarsi a una realtà differente, eppure non per questo meno reale di quella in cui aveva vissuto fino ad allora.
Senza che il suo corpo ne avesse il vago sentore, la posidonia sulla quale era posato delicatamente si schiuse per permettergli di passare. La discesa avvenne a un ritmo lento e impercettibile; ogni volta che il campanello suonava, le foglie parevano rispondergli scostandosi una dopo l'altra, dando vita a un'armoniosa danza di discesa.
Anche se in quel momento la ragazza non era cosciente di tutto ciò, nella sua mente e nel cuore vivevano ancora i pensieri luminosi che ella aveva sempre rivolto al mare e ai suoi abitanti; ora questi si muovevano verso l'esterno raggiungendo la pelle sfiorata dalle gentili foglioline, esortandole ad aver cura di lei.
Brigida si risvegliò senza un sussulto e, ancor prima di aprire gli occhi, istintivamente sorrise, quasi intuisse la meraviglia cui sarebbe stata testimone di lì a poco. E fu davvero immenso lo stupore quando, dopo il primo sguardo dato al luogo in cui si trovava, fu certa di non stare sognando: tutt'intorno a lei era un danzare di luce che ovunque si infrangeva e rimandava bagliori di mille vividi colori. Ai suoi piedi, posati sulla sabbia bianchissima, si estendeva uno specchio d'acqua che pareva risplendere di per se stesso, tanto che Brigida si voltò in tutte le direzioni per capire se, in qualche luogo, si trovasse un passaggio che permettesse alla luce di raggiungere quell'angolo d'incanto.
Non trovò alcuna fessura nelle lisce pareti di candida roccia ma, sollevando lo sguardo, le fu chiaro il modo in cui era arrivata nella grotta: in cima alla volta si trovava un'apertura che di tanto in tanto si lasciava sfuggire qualcosa che a Brigida risultava molto familiare: qualche foglia di posidonia calava dall'alto volteggiando come una bruna piuma d'uccello. La ragazza si rese ben presto conto di esserne ricoperta, e capì di essere giunta nella grotta attraverso quello scuro passaggio dopo aver chiuso gli occhi, al suono del campanello.
– Il campanello! – esclamò – Il suo tintinnio sembra essersi dissolto nel nulla. Sarà stato forse lui a condurmi qui? – Le sue parole non ebbero quasi il tempo di prendere forma nell'aria circostante, che già la ragazza sorrideva di se stessa per essersi posta quell'interrogativo del tutto superfluo. Per lei, in quel momento, la cosa importante era trovarsi là dentro; al come vi fosse approdata avrebbe pensato successivamente.
Non mi interessa sapere come sono giunta fin qui, – pensò – e sorridendo si sollevò sulle gambe, dirigendosi verso lo specchio d'acqua. Quando fu abbastanza vicina posò la punta del piede sulla superficie cristallina, quasi volesse saggiarne la consistenza, tanto pareva ferma e compatta allo sguardo. Quando il piede andò a fondo sentì la gioia crescerle dentro il petto, tanto era bella e semplice la sensazione che stava provando: nonostante l'acqua fosse limpida e talmente immobile da sembrare cristallo, era piacevolmente calda al tocco.
Brigida si liberò frettolosamente dei pesanti abiti invernali per concedersi un bagno in quelle acque misteriose. Quando vi si immerse ogni quesito residuo abbandonò la sua mente.
Stette immobile per un tempo indefinito, le palpebre socchiuse e le braccia aperte, ad accogliere quella realtà che l'aveva accolta senza porle alcuna domanda. Quando li riaprì la sua attenzione venne catturata dai piccoli segni incisi sulle pareti della grotta, perfino sul soffitto. Nuotò lentamente fino a raggiungere una delle pareti in parte sommerse, e la sfiorò con la mano: era calda e morbida, somigliava a un ventre materno. Le incisioni raffiguravano minuscoli fiori, tanto vicini tra loro da sovrapporsi, in certi punti; non vi era un solo angolo della grotta che non ne fosse ricoperto, ed erano tutti differenti. Brigida li percorreva con la punta delle dita, a ritroso, dall'esterno della corolla fino al loro centro, come se si trattasse di piccole spirali. Pensò che la mano che li aveva incisi dovesse essere mossa da una meravigliosa e fervida fantasia, tanto erano belli.
– I fiori del mare! – sussurrò, – Siete proprio voi!
Allora uno scenario meraviglioso si aprì davanti ai suoi occhi: uno dei fiori incisi si staccò dalla parete e scivolò sotto la superficie dell'acqua per poi tornare a galla con le sembianze di un'oliva. Brigida lo riconobbe subito ed ebbe un sussulto: era un seme di posidonia.
Le mani della ragazza, come una coppa, circondarono il seme per sorreggerlo; osservandolo da vicino Brigida notò una piccola crepa che ne percorreva la superficie mostrando timidamente l'interno. Il seme germogliò e crebbe tra le mani della ragazza a una velocità sorprendente, divenendo una piantina verde e rigogliosa che si allungava sempre più; quando fu abbastanza grande un piccolo fiore si schiuse tra le sue foglie. Le mani si aprirono lasciando andare la pianticella, che si posò sul fondo dove prosperò felice e serena.
Brigida, commossa, non capiva cosa avesse fatto per meritare un simile dono. Si tuffò, e in un istante capì di essere parte del dono stesso, perché da sempre ne aveva percepito l'importanza. Nuotò nelle calde acque della grotta incantata per chissà quanto tempo, giacché non si preoccupò di calcolarlo, ma solo di godere appieno di quel dono finché fosse durato.
Aprì gli occhi. Il vento di maestrale sfiorandole incessantemente il viso le diede il benvenuto in una nuova realtà. La sua mente le suggerì che tutto ciò che aveva vissuto era stato solo un sogno, ma il suo cuore rispose che, in fondo, questo particolare era privo di importanza.
Brigida rivolse un saluto silenzioso al mare e si allontanò per far ritorno a casa; nonostante ciò, dal giorno in cui entrò nella grotta in molti sostennero di non averla incontrata mai più."

Nessun commento:

Posta un commento